ESPERIMENTI DI CINEMA
Un progetto educativo di Arte e Musica nella Scuola Primaria
IL PROGETTO
»Abstract
»La storia
»Il contesto
»Le finalità
»I tempi
»Le persone coinvolte
»La verifica
»I costi
»I premi
 
LE SCELTE
»Fare cinema: come?
»Perchè animazione?
»Autarchia!
»Il Software Libero
»La pubblicazione
»Creative Commons
 
L'ATTIVITÁ
»Le fasi
»La metodologia
»I prodotti
 
GLI STRUMENTI
»L'attrezzatura
»I programmi Liberi
»I Film Festival
»Internet
»La liberatoria
 
LA TRASFERIBILITÁ
»The making of Acqua
»The making of Albero di Natale
»The making of Chiarastella
»The making of Pesci
»Guida per l'insegnante

Il progetto è guidato dal gruppo classe e ne segue esigenze e desideri. Non è mai calato dall’alto preconfezionato; l’insegnante si pone nel ruolo di facilitatore.
E' comunque nelle aspettative che le classi che hanno già avuto un anno o due di esperienza affrontino la produzione di un cortometraggio più elaborato in fatto di contenuti e di difficoltà tecniche. Si cercherà di stimolare la turnazione delle tecniche e delle tipologie di contenuto (espressivo, disciplinare, civile…).

COOPERAZIONE

L’attività è gestita in modo cooperativo. La mia formazione professionale ha preso moltissimi spunti dalla pedagogia di Freinet ed alle esperienze del Movimento di Cooperazione Educativa.

COMUNICAZIONE

La comunicazione è approntata al massimo ascolto, stimolando l’intervento di tutti. La maggior parte delle discussioni avvengono con un "passaparola", un oggetto cioè che passa di mano in mano rendendo visivamente evidente il turno e facilitando il rispetto dello spazio di espressione di ciascuno, nessuno escluso. Nel caso di conflitti l’insegnante si pone come facilitatore, mai come giudice, aiutando una soluzione autonoma e creativa.
Le relazioni sono lette con un’ottica Rogersiana. Per una comunicazione efficace si fa riferimento alle tecniche di Thomas Gordon.

SPERIMENTAZIONE

L’acquisizione di nozioni tecniche avviene con metodo sperimentale. Nessuna attività è mai preceduta da lezione esplicativa.
L’insegnante stimola i bambini ad affrontare attività mai svolte prima ed ad incontrare situazione problematiche. Facilita la riflessione di gruppo e la proposta di soluzioni che solo dopo una prova pratica potranno essere giudicate efficaci o meno. I filmini prodotti riflettono questo percorso attraverso gli errori: alcune scene contengono difetti, altre la loro soluzione.

Si veda ad esempio l’uso della luce nell’animazione Albero di Natale.

PEDAGOGIA DELLA SPAZZATURA

Ho dato volutamente un termine poco nobile ad un concetto spesso espresso con la parola "valorizzazione". In effetti ho spinto il concetto all’estremo, innescando un gioco (a volte faticoso fino all’impossibile) che si può riassumere con il motto: "Non si butta via niente".
Non si butta ciò che non piace, non funziona, è venuto male, ma ci si impegna in uno sforzo creativo per riconoscerne o inventarne un valore che ci permetta di apprezzarlo.

Per chiarire meglio lo spirito del gioco, vi racconto due aneddoti.

E' facile intuire quanto quest’atteggiamento mentale vada ad influire sull’autostima.

L’ALLENAMENTO

Non tutta la produzione avviene nel grande gruppo della classe. La fase di ripresa è gestita in un’aula diversa con un gruppo di 5-6 bambini, facendo uso delle ore di compresenza. Questo dato, apparentemente irrilevante, crea un’importante serie di conseguenze che vanno ad intaccare in modo molto potente l’atteggiamento dei bambini e arano un fertile terreno per un intervento educativo:

  • non è obbligatorio che tutti i bambini escano (sono comunque con un insegnante) quindi

  • è possibile non uscire mai

  • i bambini escono a turno quindi

  • bisogna stabilire dei criteri per scegliere chi esce

  • nel piccolo gruppo i bambini hanno più spazio di espressione personale quindi

  • uscire è piacevole e dà soddisfazione

  • i bambini escono per lavorare con attrezzature molto costose, delicate e relativamente pericolose (corrente elettrica, lampade da 500W) quindi

  • i bambini che escono hanno la fiducia dell’insegnante

Questa situazione può diventare stimolo per la maturazione del rispetto delle regole. Una discussione in classe può portare facilmente, come nel nostro caso, a condizionare l’uscita al rispetto di opportune regole condivise:

I nostri ragazzi hanno sottoscritto un patto (un cartellone con le firme di tutti) nel quale si impegnano a diventare buoni animatori.

Per evitare di cadere nella trappola paralizzante della visione manichea del "bambino buono o cattivo" (o per permettere ad alcuni bambini di uscirne) si è proposto il concetto di allenamento.
L’immagine dello sportivo che si allena per una gara, che misura continuamente le proprie prestazioni gioendo per ogni piccolo progresso, con l’obiettivo della gara e nello stesso tempo indipendentemente da questa, ha aiutato i bambini a guardarsi con una visione dinamica della persona, in perenne crescita, in cammino per tutta la vita.

IL SUPPORTO DELL’EQUIPE PEDAGOGICA

Non si può pensare di ottenere risultati educativi senza la stretta collaborazione dei colleghi del team. In particolare la sfida dell’andare oltre i pregiudizi e le "etichette personali" (limiti umani dai quali gli insegnanti non sono immuni) deve essere accolta da tutti. L’allenamento di cui sopra va perseguito in tutti i momenti della giornata, a scuola come a casa, con lo sforzo congiunto del bambino, degli insegnanti e della famiglia che devono gioire con lui di ogni progresso ed essere di sostegno al mantenimento dei risultati nel tempo.

LA PASSIONE

La passione è un ingrediente fondamentale del progetto, forse addirittura il suo elemento trainante. Che cosa l’abbia fatta sbocciare così violentemente ancora non mi è del tutto chiaro. Forse l’illusione del movimento, che in maniera quasi miracolosa dà vita a oggetti e disegni inanimati e ci pone nel ruolo di Creatori. Forse il potente impatto comunicativo dei prodotti finali. Forse l’enorme mole di lavoro necessaria che permette a ciascuno di identificarsi in un ruolo indispensabile. Forse l’enorme spazio per l’espressione personale. Forse il benessere e la soddisfazione personale e di gruppo che un lavoro del genere produce. Forse ancora l’approccio sperimentale che costringe all’avventura della completa attivazione di noi stessi. O forse la marcata multidisciplinarieta dell’esperienza che coinvolge tutte le nostre intelligenze.
O magari è l’insieme di tutto questo, con l’aggiunta delle peculiarità dei bambini che sanno insegnarci a giocare con intensità.

BIBLIOGRAFIA MINIMA

Fonte d’ispirazione può essere questo vecchio testo:

  • C. Freinet: La scuola del fare. Principi (vol. I), e La scuola del fare. Metodi e tecniche (vol. II), tr. it., Milano, Emme Ed., 1977-78.

Manuale pratico ed ancora attualissimo per la gestione della comunicazione e soprattutto dei conflitti è il libro: